IL RE DEGLI ANARCHICI

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Il re degli anarchici è un romanzo d’avventura in uno scenario e una civiltà che ricordano “il selvaggio West”. Ma è anche un romanzo picaresco con una miriade di personaggi stravaganti e un grottesco, orgiastico vagabondaggio lungo i tortuosi sentieri della crescita.


Il fantastico mondo di ORMUZ

Il protagonista Franz, contemporaneamente paria e ribelle, è il paradossale prodotto del seme del padre, torcia rovente e perenne di sesso e rivoluzione, coniugato a quello velenoso, disincantato e acido della madre. Ma i personaggi attivi sono infiniti: la Tully, l’Anita, i mafiosi, i tiranni, il tronco, le streghe, le bande criminali, le sante, le monache pazze, le bande, i bordelli, la rivoluzione, la metafisica, la peste, la vegetazione del pianeta, e perfino le innumerevoli popolazione di microbi e virus che abitano il corpo del protagonista.
Un romanzo che piacerà a chi ama l’incalzante succedersi degli eventi, la loro inesauribile, paradossale, grottesca varietà; il sapore picaresco, gli spizzichi di politica spruzzati qua e là come tocco smitizzante della narrazione.
L'INCALZANTE MOLTITUDINE DEI PERSONAGGI)
Il tutto in un linguaggio vario, appassionato e ricco di ritmo.

Impressioni di lettura
Quando vidi per la prima volta il romanzo su richiesta dell’autore per recensirlo, mi rifiutai di cominciare la lettura: novecento fitte pagine erano al di là di ciò che potevo concepire. Credo che romanzi così lunghi non abbiano più senso neppure in campi come la fantascienza. Ne parlai con l’autore e gli dissi che ci voleva una gran sforbiciata e una suddivisione in due o tre parti.
L’autore ne convenne, si mise al lavoro e dopo un anno mi presentò questo testo che ho letto con piacere.

La famiglia di Franz, futuro re degli anarchici, viene condannata, a causa dell’attività sovversiva del padre, a colonizzare Ormuz, il pianeta dove il tiranno esilia i nemici. Già sulla nave, crogiolo di furfanti, serra tropicale di passioni e maestra di vita, comincia, l’incredibile avventura. Franz si apre a un confuso amalgama di sesso, amore, metafisica e rivoluzione. Partito fanciullo ne esce brigante mentre invano la madre tenta di contrastare quella maligna evoluzione.
“Prima di questo casino avevo qualche speranza e pregavo gli dei che non diventassi come lui. Eri ancora un pisellino, ma eri figlio mio, oltre che suo. Purtroppo sei cresciuto cretino come lui. Nella tua mela c'era il figlio del bruco che vive nella zucca di tuo padre. Farai la sua fine e ci trascinerai quei pellegrini  che ti seguiranno.”
In quella rovente, favolosa serra tropicale in cui il comandante tutto permette purché non gli vengano rotti i marroni, Franz conosce Cranz (il suo doppio crudele, perverso e maligno), ha le prime esperienze d’amore, di sesso e di rivoluzione, conosce una strega del deserto, beve un filtro d’amore, viene trasportato nell’universo del Maiale, assiste alla sua morte, alla sua trasformazione in tronco e infine, dopo un maldestro tentativo di avvicinare l’amata, sperimenta un’immensa, catastrofica delusione d’amore. Dall’esperienza apprende che in amore il suo destino sarà .sempre disperato. “Per me” racconta “non solo non esisteva vaccino contro quel virus, ma per tutta la vita ne sarei sempre stato vittima nella sua forma più grave.”
LA GRANDE MIGNOTTA TULLY
Franz sbarca e inizia la sua grande, favolosa epopea sul pianeta, lungo un percorso che lo porta prima alla schiavitù in una fattoria poi al servizio in un bordello dove s’innamora perdutamente della mignotta Tully. Pestato a dovere, viene trasportato privo di sensi in un santuario della capitale dove viene adorato come un dio dormiente mentre il suo karma entra nel regno di Cranz che, palesemente scocciato, prima lo manda a combattere ai confini, poi lo fa picchiare e, infine, lo lascia libero di scorazzare fra microbi e microbe. Franz scorazza e trova una microba identica a Tully con la quale vive giorni d’amore totale, fino a che, cacciato da Cranz, si ritrova a capo di una rivoluzione anarchica.

Già da questo breve accenno di trama si vede quanto la successione degli eventi sia incalzante e vertiginosa. Sesso, amore e rivoluzione si inseguono; il protagonista beve la vita con passione, l’insegue, si barcamena, si ribella, attraversa i mondi e le avventure, ride, soffre e si diverte. La narrazione, divertente e appassionata, segue con passione le vicende. Domina la leggerezza; anche gli amori, anche le avventure sessuali, pur appassionate non sono mai drammatizzati oltre un certo limite.
Non si cerchi profondità psicologica nei personaggi. L’autore accenna, brevemente descrive e vola subito via verso altre vicende, altri amori, altre avventure. La tavolozza sonora non è quella di Beethoven ma quella di Rossini, al più quella leggera e vertiginosa del Falstaff.
La cifra è la leggerezza anche nello stile che è denso, barocco, vario, a volte sontuoso, ma corre, si sbizzarrisce, ridacchia senza ma uscire dalle pagine del racconto per pigliare per il collo il lettore. Sia nella scrittura che nella narrazione non c’è mai quella disastrosa e sciatta melina che induce il lettore a fermarsi. Anzi si rischia di continuare a leggere anche a notte inoltrata.
Il romanzo supera le convenzioni del genere ma nonostante abbia consigliato all’autore di proporlo come romanzo letterario, ha preferito confermalo nel genere fantascientifico.





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