martedì 23 settembre 2014

BORIS di Ezio Saia - MUSICA





BORIS  -  MUSICA

Il brano successivo alla Medea è preso dal secondo atto del Boris. Un abisso! Il Boris ti prende la mano e te la porta dentro il cuore e dentro l’anima del tiranno. Senti la carne e la solitudine, senti la follia, la stanchezza, un abisso di solitudine e un cuore che batte un amore disperato e struggente per il figlio. Disperazione per il delitto, solitudine, strazio. Senti i gusti di questa solitudine. “Gusti” non “gusto”, perché Boris è solo di fronte a Dio, solo in quanto tiranno, solo in quanto straziato dai fantasmi del suo delitto, solo di fronte all'enormità della Russia e del suo popolo.
Questo Cherubini non riesce a darcelo. Medea è di pietra e, anche se tenti di palparle il cuore non ci riesci perché la pietra lo ferma. Anche se sai che dietro il granito il cuore c’è e come! Che il sangue circola e come! Lo sai ma non riesci ad arrivarci. Medea è Medea e basta! Un caso forse unico nella musica. Boris è un uomo, uno zar, uno snodo, un trasduttore fra la Russia, e noi. Tra noi e l’enorme, umanissima Russia, tra noi e il suo spirito, il suo sangue e la sua musica. 


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