venerdì 20 giugno 2014

WAGNER e le Valkirie di Ezio Saia

Wagner e le Valkirie di Ezio Saia
La Valkiria è devastante. I giganti e gli dei scuotono la terra, la percuotono, volano, minacciano, si esaltano, soffrono, e con loro ribollono i boschi, i prati, i palazzi. E’ musica degli dei. Non tutta però. Da secoli sento solo gli ultimi 30/40 minuti del primo atto, gli ultimi quaranta del secondo e più o meno gli ultimi quaranta del terzo. L’estrazione della spada, l’amore, la rivelazione della dea nel bosco, la morte del guerriero e, alla fine, l’addio del dio padre alla figlia, seguito dall’incantesimo del fuoco.
E’ il miglior Wagner? Non lo so, ma mi scuote sempre. 
Musica degli dei? Musica umana? Musica del ferro e del fuoco? musica di cuori forgiati nel ferro e nel fuoco? Nel fuoco  dell’incantesimo finale?
Questa è musica colossale; fa pensare ai vulcani, alla potenza della natura quando si scatena, alla potenza dei sentimenti. Wagner arriva con un carro di fuoco, ti carica di forza e ti trasporta dal cielo alla terra, dalla terra al cielo.
Verdi canta, piange, entra con la sua mano dentro al tuo corpo  e va a cercarti il cuore, Wagner non deve neppure penetrarti per toccarti l’anima. La sua anima è materiale e il suo canto solenne. Verdi canta, Wagner declama solennemente come solo gli dei-umani e gli umani-dei possono fare.
  






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